sabato 29 gennaio 2011

Folklore

Son passata al gazebo e ho firmato. Ho dato nome, cognome, indirizzo e ho apposto la mia firma in calce alla petizione. Poi non so se sarà la millesima,la milionesima, la numero trecentoduemilaottocentosettantatre. Però la mia firma c'è. Il problema è che ho firmato senza crederci molto, un po' come si firma la petizione per la salvaguardia della foca monaca o del paguro australiano. Convinta di fare una cosa moralmente giusta ma inutile all'atto pratico. Soprattutto perché quelle firme le raccoglie il Pidì. Quello di Bersani. Quello di Veltroni, di Renzi, di Fassino. Quello del tutto e del contrario di tutto. Quello del non solo ma anche.
Soprattutto perché, come Claudio Fava, vorrei che accanto al gazebo del Pidì ci fosse anche un altro gazebo. Per raccogliere altri dieci milioni di firme, contro gli italiani. Quegli italiani a cui comunque sta bene così, che lui in casa sua può far quel che vuole e che meglio Puttanieri che froci. Contro i padri che svendono le figlie e le figlie che fan carriera in perizoma. Contro tutto questo, che mi mette tanta tristezza addosso.

4 commenti:

  1. gran bel post. leggere le parole di quei padri, quelle madri, quei fratelli è stato peggio che immaginare il bunga bunga

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  2. Grazie. Ho aggiunto, in calce, il link all'articolo di Claudio Fava. Mi farebbe piacere se anche tu lo leggessi.

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  3. Bellissimo post, cara Sandali al sole.
    Ho letto l'articolo di Claudio Fava e lo ritengo giustissimo, spietatamente vero. L'esempio di quel contadino è commovente.
    Anch'io mi auspico che prima o poi compaia il gazebo contro tutti gli italiani a cui va bene così.
    Grazie!
    Lara

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  4. Il problema, cara Lara, è che abbiamo perso la memoria. E dimenticandoci di chi come e cosa siamo stati, troviamo normale essere ciò che siamo diventati.

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