domenica 31 ottobre 2010

Piccola Città

Sono giorni nei quali le cattive notizie arrivano veloci e precise come stilettate. Quelle braccia che ti prendono, ti mettono seduta, e quel tienti forte che sai già preludere a un inevitabile. E ti domandi anche se davvero abbia senso il tenersi forte, di fronte a destini dai quali non si torna più indietro. E in mezzo alle lacrime, ami gli abbracci, quelli veri, degli amici, dei colleghi, che piangono insieme a te e insieme a te cercano risposte che non ci sono, a meno di arrendersi a quella cieca fatalità che un giorno colpisce un amico, l'altro una ragazza che non ha ancora diciottanni. E speri che il telefono non suoni di nuovo.  Ma riconosci che c'è del bello e del buono anche in questo vivere in un posto troppo grande per essere piccolo, ma mai abbastanza grande per essere davvero città. Dove ci si conosce e si sa come ritrovarsi, se mai ci si è persi davvero. E ti accorgi di quella rete che si stringe intorno a te, della quale fai parte anche tu, maglia tra le maglie, che cerca e dà sostegno. Ed è l'unica cosa che davvero resta, insieme ai ricordi.

2 commenti:

  1. Mai come quando c'é una disgrazia, ti accorgi che c'é del buono a vivere in un posto del genere. Perché un solo filo non fa la corda forte. (lilith_0404)

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  2. È proprio questo, Lil. Il bisogno, ma anche la possibilità, la capacità e la volontà di riannodarli, quei fili.

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